La musica pulsava come un secondo battito cardiaco, profondo e ipnotico. Luci strobo disegnavano geometrie luminose sui volti dei presenti, sfocando i contorni tra realtà e desiderio.
Melissa si muoveva al ritmo della musica, il suo corpo che fluidamente sfoggiava le curve in maniera languida e sensuale, il vestito che era diventato poco più di un lembo di stoffa, stropicciato dalle mani sconosciute che cercavano di raggiungere ogni suo centimetro esposto di pelle.
Il vestitino era aderente: semplice ma tagliente, e se quella notte avesse dovuto definire il termine “indecenza”, era certa che sarebbe stato semplicemente applicabile a se stessa. I suoi occhi, delineati da un trucco deciso, cercavano distrattamente qualcosa tra la folla: qualcosa che avesse potuto placare le fiamme di passione che dirompevano nei suoi nervi e minacciavano di bruciarla viva in quel momento.
Una mano le diede uno schiaffo sul sedere, poco prima di afferrarlo con insistenza e palpeggiarlo. Un gemito sfuggì dalle labbra di Melissa, e prima che se ne accorgesse, aveva smesso di ballare per offrire più contatto a chiunque le fosse dietro.
Ed un’altra mano, subito dopo, la prese per il fianco sinistro, attirandola verso il proprietario di questi tocchi che, Melissa pensò in preda alla sorpresa ed un pizzico di eccitazione, l’avrebbe potuta tranquillamente prendere lì – in quell’istante, in quel posto.
Il culo di lei si appoggiò bruscamente su qualcosa di duro, ed esalò un sospiro. Evidentemente, era stato preso come segno di consenso, e il ragazzo dietro aveva cominciato a muovere i fianchi dietro di lei, usando il suo morbido culetto come massaggiatore del suo cazzo.
Le mani dello sconosciuto, intanto, stavano vagando sul corpo di lei, creando nuove pieghe sul vestitino, arricciandolo ai lembi, massaggiandole i seni poderosi e tirando ai capezzoli, oramai turgidi, attraverso la stoffa.
La folla intorno a loro continuava a ballare, inconsapevole, e con delle spinte qua e là li avevano portati ad essere ancora più schiacciati l’un l’altro. Ma Melissa non voleva altro, anzi: avrebbe voluto che quel cazzo grande e caldo la penetrasse da parte a parte, che la schiacciasse contro il muro e le tirasse i capelli mentre la prendeva come se fosse una cagna in calore il cui unico scopo nella vita fosse quello di essere sfruttata come bambola del sesso…
I drink forse avevano cominciato a fare effetto, perché l’uomo sconosciuto le aveva detto qualcosa a cui lei doveva aver risposto. In risposta, il ragazzo si era sbottonato i pantaloni e tirato giù parzialmente i boxer, e finalmente il suo pene eretto e bollente era in diretto contatto con la morbida pelle di Melissa.
In un attimo, lo inserì– ma non dentro, non ancora. Lo inserì tra le coscie di lei, che automaticamente Melissa strinse intorno al suo membro, grande e pulsante.
“Stringile di più…”
Melissa annuì assentamente, ubbedendo immediatamente. In tutto questo, prima che se ne rendesse conto, le sue mani stesse stavano stimolando le zone erogene che il ragazzo aveva momentaneamente messo da parte, e le dita di Melissa si muovevano consapevoli verso le labbra della vulva, oscillando tra lo sfiorare il clitoride gonfio o inserire la punta delle dita dentro di sé.
Ogni tanto, con il movimento delle spinte di lui tra le gambe di lei, le dita della ragazza sfioravano la cappella, le venature, la sua durezza, e si sentiva divenire sempre più bagnata.
Non poteva più aspettare.
Si girò, prendendo di sprovvista l’uomo a cui finalmente poteva dare un volto, e lo spinse contro il muro a pochi passi da loro, facendosi strada tra la folla che nel frattempo era diventata più rada (perlomeno intorno a loro; a quanto pare si erano spostati tutti verso il centro del locale).
“Che vogliamo fare?” Gli chiese, provocante, mentre la sua mano si appoggiava delicatamente sul sull’erezione di lui. Una goccia di precum le inumidì le dita.
Melissa sorrise, e, guardandolo dritto negli occhi, se lo portò alle labbra, leccandolo. Lo sguardo, carico di tensione sessuale – ed evidentemente fece effetto sul giovane davanti a lei, che la tirò a sé in un bacio violento, di soli lingua e denti, spingendo il suo basso addome nuovamente contro la sua erezione.
“Giovanni, comunque.”
“Melissa, piacere.”
Lo scambio di nomi fu veloce, ma non era pura cortesia – volevano sentire il proprio nome sulla bocca dell’altro, quando fosse in procinto di venire, intriso di frustrazione e carica sessuale.
Giovanni la schiacciò contro il muro, in una maniera quasi claustrofobica, ma la ragazza non aspettava altro: avvolse le braccia intorno alle spalle di lui, mentre il ragazzo le sollevava una gamba. La penetrò, dapprima lentamente, l’impazienza a malapena mascherata ma visibile dal respiro affrettato e il nome di lei come un mantra sulle sue labbra.
Melissa, probabilmente, in un qualsiasi altro momento avrebbe preferito un preservativo. Era uno sconosciuto, dopotutto.
Ma adesso, in questo preciso istante, farlo non protetto era talmente eccitante, ed il modo in cui lui la allargava con la sua circonferenza così generosa, che la ragazza non poté fare altro che chiudere gli occhi mentre la sensazione di lui prendeva il controllo dei suoi pensieri.
“Sei gigante…”
“Ah sì? E come ti senti?”
Faceva lo spavaldo, ma stringeva i denti mentre la vagina di Melissa lo risucchiava senza pietà nel calore delle sue pareti. Voleva muoversi, ma lei era così stretta.
“Ah… è bellissimo… Mi stai riempiendo…”
Le mani vaganti di Melissa, che chissà quando le erano finite sul culo di lui, avevano inserito appena un dito nell’ano.
“–cazzo” riuscì a dire Giovanni, prima di eiacularle dentro in un getto rapido.
Fece per uscire, ma Melissa strinse la gamba rialzata contro di lui, attirandolo a sé e godendo dell’esplosione di calore.
“Melissa, io–”
Giovanni voleva scusarsi, se non altro per la mossa inaspettata. Ma era ancora duro, e la vagina di Melissa così invitante…
“Sta’ zitto e continua.”
Non se lo fece ripetere due volte. Melissa gemeva ogni qualvolta che la cappella prominente di Giovanni la dilatava, seguita dalle vene del suo cazzo che la stimolavano in punti che lei non credeva neanche possibile.
La bocca di lui era talvolta sul suo collo, o la sua lingua a violentare le sue orecchie, ed ogni spinta era accompagnata da uno schiaffo sul sedere, la pelle elastica che rimbalzava dopo ogni colpo.
“Cazzo, sei così stretta– Mi prendi così bene, è come se fossi fatta solo per me.”
Melissa rabbrividì. La dirty talk era uno dei suoi fetish preferiti.
Il suo sguardo eccitato e pieno di puro desiderio doveva essere stato abbastanza eloquente, e Giovanni ricambiò con un sorriso malizioso.
“Dovresti tornare a casa con me. Ti farei tutta la notte. Non ti lascerei dormire. Non devi fare altro che startene lì, a farti fottere.”
Le afferrò i capelli, tirandole la testa all’indietro ed esponendo il suo collo abbronzato, prima di avventarvicisi e lasciare un succhiotto.
“E so che lo vorresti,” sussurrò, punteggiando l’ultima parola con un affondo più profondo di quelli precedenti. La tirò su da entrambe le gambe, così che come supporto avesse solo il muro e il corpo di lui.
“E ti farei venire prima ancora di scoparti”, continuò Giovanni. “Ti basterebbe un semplice sex toy per farti sciogliere sotto le mie mani. Forse un vibratore… Ma forse, una come te preferirebbe un dildo. Uno di quelli realistici. In bocca, nell’ano… Oppure qui,” un’altra spinta, “mentre ti scopo la bocca. Ma per te non basterebbe.”
Le prese i polsi, unendoglieli al di sopra della testa, sul muro. “Sei una brava ragazza, ma non sai… valorizzarti. Ti dovrei tenere legata, eh? Con delle belle manette…”
Con ogni frase, il ritmo del loro sesso diventava sempre più irrequieto, e Melissa non riusciva più a rispondere con frasi sensate – se non solo attraverso gemiti strozzati, sospiri, e “Ah, ah… Giovanni… Più forte! Più veloce!” intermezzati da baci e respiri tagliati.
“Ma tu non ti sentiresti piena abbastanza. Dovresti essere presa da dietro da un altro uomo… Ma ah, non ti voglio condividere. Un altro dildo andrà bene. O magari anche un plug.”
E così facendo, la mano libera di lui le penetrò un poco l’ano – come lei aveva fatto poco prima –, prima di salire e accompagnare al suo cazzo altre due dita.
Melissa venne. Sopraffatta dai drink, la sorpresa, l’eccitazione crescente, la dirty talk e le mani di lui, venne in un orgasmo liberatorio che la fece tremare da capo a piedi.
Con l’orgasmo, le sue pareti si contrassero intorno al cazzo di lui, facendo sì che la seguisse poco dopo – le venne dentro, inebriato dal sesso e dalla foga delle ultime spinte, riempiendola del suo seme.
Imprecò in un sussurro, e poco dopo uscì da lei, guardando con le iridi dilatate come il liquido appiccicoso scorreva lungo le gambe della ragazza.
Erano sconosciuti, ma l’atteggiamento e gli sguardi di lei lo avevano risucchiato nel fare atti impulsivi da cui normalmente riusciva a controllarsi…
E sapeva che ora che la sua succubus aveva risvegliato in lui questi istinti animaleschi di marcare il territorio, non avrebbe più avuto modo di tornare indietro.