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Il Segretario

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2 ottobre 2025
Il Segretario

Claudia Bianchi era conosciuta da tutti come la Tigre.

 

CEO di una delle aziende più competitive della città, non ammetteva esitazioni né sbagli, e la sua voce, ferma e tagliente, poteva mettere in riga interi team con una sola frase.

 

Quando assunse Marco, il nuovo segretario, lo fece quasi con sufficienza. Giovane, con uno sguardo troppo sicuro per la sua età, le sembrò l’ennesima comparsa in un ruolo destinato a cambiare volto dopo pochi mesi: non sarebbe stata la prima volta. Molti erano fuggiti da quel ruolo, incapaci di gestire la responsabilità di essere suoi segretari sotto pressione.

 

Ma fin dal primo giorno, qualcosa in lui la mise in difficoltà.

 

Claudia se ne rese conto subito. Marco non era solo efficiente. Era attento, Claudia rifletté, al punto di essere quasi inquietante.

 

Sapeva già cosa avrebbe chiesto prima ancora che lei aprisse bocca. Anticipava i suoi bisogni, ricordava i suoi ritmi, le porgeva un bicchiere d’acqua esattamente quando la riunione stava per logorarla.

 

Claudia pensava di essere abituata a questo tipo di persone. I “lecchini”, come si suol dire — ma Marco era… diverso. Non c’era servilismo.

 

Sembrava tessere una ragnatela con un’arte sottile, quasi una regia invisibile.

 

La giovane donna iniziò a notare quanto la sua presenza fosse costante, e quanto la mancanza di essa avesse cominciato ad essere percepibile.

 

Un tocco lieve quando le passava un documento, uno sguardo più lungo del necessario quando le chiudeva la porta del suo ufficio alle spalle.

 

Piccoli dettagli, che, però, lasciavano strascichi.

 

Lei, abituata a dettare le regole, si scoprì a seguirne di nuove. La cosa la infastidiva, la stressava, la ammaliava. Scosse la testa — non era il momento di lasciarsi andare, non quando c'era ancora così tanto lavoro da fare.

 

Però…

 

La sera, tornata a casa, non riusciva a scacciare dalla mente il suo profumo, il modo in cui le dita gli sfioravano la scrivania, o la sicurezza con cui la fissava senza abbassare lo sguardo.

 

Era come se stesse lentamente tessendo una rete invisibile attorno a lei. La ragnatela che aveva percepito all'inizio sembrava prendere forma, ma non si trattava di una gabbia: era qualcosa di più subdolo, qualcosa di più dolce.

 

Tanto dolce quanto soffocante.

 

Una dipendenza che cresceva piano, mascherata da piccoli gesti di premura.

 

E Claudia, che aveva costruito la sua carriera sul controllo assoluto, cominciava a chiedersi se non fosse proprio quel controllo ciò che Marco stava insinuando di toglierle… per restituirglielo sotto forma di piacere, e solo al prezzo del suo cedimento.

Parte II

 

 

Col passare delle settimane, Claudia si rese conto a suo malgrado che Marco non era più soltanto un segretario.

 

Per lei, che regnava sovrana, Marco era improvvisamente (ma era davvero improvviso?) diventato la sua ombra, la sua sicurezza, il suo faro.

 

La sua presenza la sosteneva durante i consigli di amministrazione, i suoi sussurri discreti all’orecchio le davano certezze che nessun altro osava offrirle; la criticava nei metodi o nei ragionamenti quando tutti gli altri semplicemente la seguivano come pecore, dandole ragione senza un singolo pensiero a sostenere il loro consenso.

 

Un tempo era felice così — anzi, riteneva di avere sempre ragione, a prescindere, quindi non avrebbe voluto altrimenti. Ma la presenza di Marco aveva cominciato a farle perdere le proprie certezze, sostituendole con il bisogno della sua validazione.

 

Eppure c’era altro. Un filo invisibile che la teneva legata a lui anche fuori dall’ufficio.

 

Una sera, mentre rivedevano insieme i report di fine trimestre, Marco si era avvicinato troppo.

 

Troppo vicino per essere professionale, troppo vicino per non accorgersene. Il suo profumo la avvolse, caldo e deciso, e quando le sue dita sfiorarono appena la sua mano sul tavolo, Claudia non ritrasse la propria.

 

Stai andando oltre”, sussurrò lei, ma la voce non aveva la consueta autorità. Con imbarazzo, si accorse che le parole le erano uscite con un tremore ad accompagnarle.

 

Marco la guardò con una calma quasi bollente, ma gli occhi brillavano di qualcosa di più freddo e profondo. Mantenendo il suo tono distaccato ed eccessivamente educato, rispose:

 

O forse sto andando esattamente dove vuole che io vada.”

 

Quella frase la colpì come un colpo diretto: per un istante si sentì esposta, smascherata. Eppure non si ribellò.

 

Fu lui a rompere la distanza: una mano che si posò decisa sulla sua schiena, la guida lenta con cui la fece alzare dalla poltrona, e il modo in cui la fece indietreggiare fino alla scrivania. Claudia, la donna che decideva il destino di centinaia di dipendenti, ora non trovava le parole.

 

Il primo bacio arrivò improvviso.

 

Profondo, inevitabile, così sicuro da non lasciare dubbi… E lei, finalmente, cedette.

 

Non era certo per debolezza, anzi era un gioco per lei. Avrebbe ripreso lei le redini; si sarebbe semplicemente concessa un poco di abbandono, per ora…

 

Da quella notte, il gioco cambiò.

 

Marco non era più solo il segretario, ma l’uomo che aveva trovato la chiave per aprire tutte le sue serrature interiori.

Parte III

 

Claudia non seppe mai quando, esattamente, avesse perso il filo del controllo. Forse quella sera in ufficio, quando aveva lasciato che Marco guidasse il ritmo del loro primo bacio. O forse la prima volta che lui le aveva sussurrato all’orecchio “fidati” e lei lo aveva fatto, senza esitazione.

 

Da allora, ogni giorno, aggiungeva un tassello alla sua nuova dipendenza, senza imposizioni, ma con gesti calcolati. Una carezza che le bruciava addosso per ore, un comando pronunciato con naturalezza, la certezza che non c’era decisione, per quanto piccola, che non portasse prima a lui.

 

Una notte, tornata a casa, trovò una scatola sul suo comodino. Nessun biglietto, ma sapeva benissimo da chi provenisse.

 

All’interno, un set di oggetti raffinati: un plug anale in metallo lucido, e nascosto in un sacchetto di velluto, un piccolo vibratore.

 

Questi sex toys… erano strumenti scelti appositamente per lei, con una precisione che la fece rabbrividire. Costituivano esattamente le fantasie erotiche che voleva suggerire a Marco, la settimana dopo.

 

Quando lo affrontò il giorno dopo, Marco non negò.

 

Voglio che impari a lasciarti guidare anche da questo,” aveva detto calmo, quasi fosse la cosa più naturale del mondo. “E in ogni caso, non puoi più fare a meno del mio tocco… O sbaglio?”

 

Claudia, che aveva sempre riso di chi parlava di sottomissione e debolezza, si scoprì incapace di rispondere. Il solo pensiero di usare dei sex toys sapendo che lui lo desiderava la incendiava dall’interno.

 

Le prime volte fu lui a condurla, con delicatezza e fermezza insieme, dosando pause e intensità come un direttore d’orchestra.

 

E presto si rese conto che non li cercava solo per il piacere fisico. Li cercava perché portavano il suo segno, la sua presenza invisibile, e ogni volta che li usava, era come se Marco fosse lì, a controllarla, a ricordarle che ormai non apparteneva più solo a sé stessa.

Parte IV

 

 

Claudia non riconosceva più la donna che vedeva riflessa nello specchio del suo attico.

 

Non era la CEO inflessibile che incuteva rispetto nelle sale riunioni. Era, ora, solo una creatura che respirava in funzione di un solo uomo, che attendeva il minimo cenno di Marco come fosse ossigeno.

 

All’inizio aveva creduto fosse un gioco. Anzi, la sé del tempo, così poco incline a cedere il controllo, l’aveva sperato.

 

Una parentesi eccitante, un’avventura segreta da tenere sotto controllo. Ma quello stesso controllo si era sgretolato giorno dopo giorno, sostituito da una dolcezza inquietante: l’assuefazione.

 

Marco sapeva esattamente come gestirla: non aveva bisogno di gridare o imporsi; gli bastava un ordine sussurrato, un tocco improvviso sul polso, o lo squillo del telefono che annunciava un suo messaggio. E ogni volta il cuore di Claudia sarebbe accelerato, il respiro le si sarebbe fatto corto, e la mente si sarebbe svuotata di ogni altro pensiero.

 

I sex toys che lui le aveva donato erano ormai parte della sua quotidianità.

 

Il collare sottile che indossava di nascosto sotto la camicetta durante i consigli di amministrazione; il piccolo plug di metallo che la costringeva a ricordarlo mentre parlava davanti a investitori importanti; il vibratore che rispondeva solo al comando remoto che lui custodiva.

 

Ogni volta che li indossava, non era lei a dominare il mondo degli affari: era lui a dominare lei. E l’idea, lungi dal spaventarla, la nutriva di un’energia nuova.

 

La trasformazione fu completa una sera, quando Marco la trovò già inginocchiata nel suo ufficio, in attesa, con lo sguardo basso. Non c’era stato nessun ordine esplicito, ma il suo corpo aveva scelto da solo.

 

Lui le sollevò il mento con due dita, e nei suoi occhi Claudia non vide scherno, ma possesso.

 

Ora sei mia.”

 

E lei, che un tempo avrebbe distrutto chiunque osasse rivolgerle simili parole, sussurrò soltanto:

 

Sì.”

 

Da quel momento, incorrendo la sorpresa di tutti i dipartimenti, la Tigre smise di ruggire. La sua autorità veniva ora dimostrata attraverso caldi sorrisi e sguardi glaciali, con una calma inquietante quanto quella del segretario. La Tigre aveva trovato nell’obbedienza la forma più pura di piacere.

 

E Marco, con un sorriso lento, la guardava mentre scambiava convenevoli con gli investitori dell’azienda con cui erano in competizione. La stessa azienda dove lui, precedentemente, lavorava.

 

L’azienda che aveva lasciato quando, un giorno, per puro caso, aveva visto di sfuggita questa donna — così capace, così autoritaria, così… facile da avvelenare con il suo dolce miele.

 

Il pensiero di farla sua senza che lei neanche se ne accorgesse aveva preso il puro controllo della mente del giovane uomo, guidando ogni sua azione, portandolo sempre più vicino a lei — un’ossessione.

 

La sua vittoria non era stata nel piegarla, ma nel trasformarla in qualcosa che non avrebbe mai creduto di desiderare: totalmente dipendente da lui, in corpo e in mente.

 

E la sua ossessione finalmente era ricambiata.

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