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Racconto erotico | Mia sorella maggiore

19 novembre 2025 0 commenti

Era un normale giorno di autunno.

 

Mio padre mi aveva guidato verso la porta dell’ingresso, oltre cui si stagliava l’esile e delicata figura di una bambina che non avevo mai visto prima.

 

I capelli bruni, leggermente mossi. Le mani, strette sulla stoffa della gonna. Lo sguardo rivolto verso il pavimento, vedevo il suo piccolo corpo tremare lievemente sotto le attenzioni.

 

“Vieni qui, Alan. Ti presento tua sorella.”

 

E fu così che cominciò la nostra vita insieme.

Crescendo, avevo cominciato a rendermi conto che effettivamente ci somigliavamo parecchio. Gli stessi capelli castani, lo stesso taglio di occhi, di un verde-grigio abbastanza raro nella nostra città, e tratti somatici talmente simili che avremmo potuto tranquillamente passare per fratello e sorella biologici.

 

Sapevo benissimo che questo non fosse il caso, ma mi affidavo comunque a lei come se fosse una sorella maggiore sin da quando ero piccolo.

 

Sophia era stata timida all’inizio: orfana di entrambi i genitori – lontani parenti, avevo sentito dire – ci mise un po’ ad abituarsi alla vita in famiglia, ma in men che non si dica aveva riacquisito una luce negli occhi che mai avrei potuto credere possibile quando la vidi per la prima volta.

 

Era solo di un anno più grande, ma forse per le esperienze di vita, sembrava molto più matura. E, odiavo ammetterlo, la stessa cosa valeva per l’evoluzione del suo corpo…

 

Non era sexy; l’avrei definita come petite, per lo più, sia a livello di statura che di corpo. Ma il suo fascino e la confidenza con cui si portava faceva spesso girare i ragazzi verso di lei.

 

Ora, avevamo una vita tranquilla con le solite discussioni fraterne; i nostri genitori stavano spesso via per trasferte, quindi praticamente vivevamo da soli.

 

Bussai alla sua porta. “Sophia, sto entrando…”

 

Silenzio.

 

Le dovevo chiedere dettagli sull’esame di ammissione dell’università… Vabbè, probabilmente ha le cuffie.

 

Bussai un’altra volta, esitante, ma poi decisi di entrare.

 

Soph—”

 

Quello che era partito come un suono a gran volume si affievolì nell’arco di millisecondi.

 

Sophia – mia sorella – era mezza nuda, la canottiera arricciata a scoprire il seno, il reggiseno buttato malamente al bordo del letto. I capezzoli, rosei, spuntavano innocentemente dalle morbidi valli delle sue tette, un morbido contrasto contro la pelle chiara di lei.

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Dormiva, un sex toy (un vibratore…?) in una mano, l’altra, il dorso appoggiato sulla fronte lievemente imperlata di sudore. Come suo solito, sin da quando era ragazzina, dormiva con le gambe divaricate, totalmente ignorando la buona etiquette – ma ora, a coprirle le gambe non c’erano né pantaloncini né slip per nascondere le soffici superfici delle sue coscie e le labbra della sua vulva…

 

Non avrei saputo dire se il sangue fosse andato prima alla testa o prima all’estrema erezione che ora pulsava nei miei boxer.

 

Chiusi la bocca. Dovevo andarmene. Dovevo coprirla prima. Era mia sorella, non la potevo vedere così.

 

“Hmm…”

 

Si stava svegliando! Dovevo assolutamente andarmene. Feci per girarmi, per richiudermi la porta dietro il più silenziosamente possibile, ma–

 

Ahhh… Alan…

 

 

Mi girai. Stava ansimando… il mio nome?

 

No, dovevo coprirla. Mi riavvicinai, cercando a tastoni un lenzuolo. Ma toccai un’altra cosa, nascosta nelle falde della stoffa – era un dildo realistico: a mio malgrado, mi ritrovai a studiarne le dimensioni.

 

Forse erano circa 15 cm di lunghezza, e il diametro… Non è molto diverso dal mio.

La malsana idea di essere io quello a penetrarla, farla godere, e non un cazzo in silicone, si fece momentaneamente strada nella mia testa, ma azzittii immediatamente il pensiero.

 

Alzai la coperta, deglutendo al delicato ma insistente odore della sua masturbazione. Feci per mettergliela addosso, ma venni fermato da uno strattone alla manica.

 

Alan?”

 

Sobbalzai – ma i suoi occhi erano lucidi e torbidi di sonno, e il suo corpo era rilassato e tranquillo.

 

S… Sophia,” balbettai.

 

Non ho visto niente, è normale, non dirò niente, mille scuse e giustificazioni interrotte da un altro strattone, che mi fece inginocchiare sul bordo del letto, che affondò sotto il peso.

 

Alan…”

 

Sophia avvolse le braccia intorno al mio collo, intrappolandomi in un bacio bagnato e profondo, una sfida di lingue e denti e morsi e davvero stavo baciando mia sorella?

 

“Sophia-- Aspetta,” in risposta strinse ancora di più la presa intorno al mio collo, tirandomi verso di sé, sopra di lei, in un groviglio di corpi e arti.

 

Le sue mani cominciarono a vagare, passando dalla mia nuca, i capelli, le orecchie, il petto – e in risposta approfondii il bacio, prendendole la lingua i denti e mordendola delicatamente.

 

È sbagliato, mi diceva la parte sana della mia mente, ma il profumo di Sofia è così piacevole, il suo tocco è così caldo, il suo sapore così fottutamente invitante.

 

Mossi il bacino verso la sua figa esposta, già nuovamente bagnata, sentendo la mia erezione spingere violentemente contro il cavallo dei miei pantaloni. Sophia divaricò le gambe per lasciarmi più spazio tra le sue coscie, avvinghiando le caviglie intorno al mio fondoschiena, spingendomi sempre di più verso di lei.

 

Ah… Ah, Sophia… Così…”

 

Mi misi sulle ginocchia, afferrandole i fianchi e stringendola contro il mio sesso eretto, strofinandola contro di me attraverso la stoffa.

 

Alan… Ah, dentro, ti voglio, Alan--”

La azzittii con un bacio, mentre le mie mani lavoravano sul togliermi i pantaloni e i boxer, prima di riaccomodarmi nuovamente tra le sue gambe, la cappella del mio pene a diretto contatto con le labbra grondanti di mia sorella.

 

La sua vagina sembrava volermi risucchiare, il calore e la morbidità della peluria sulla sua figa ad accarezzarmi il membro con ogni movimento.

 

Sophia… Hng, ah, voglio metterlo dentro…”

 

Mi morsi il labbro. Avevo gli occhi e la mente annebbiati di piacere, e Sophia era così invitante, così vulnerabile – volevo rovinarla, imprimermi nel suo corpo, ricordarle che suo fratellominore sarebbe stato l’uomo migliore che avrebbe avuto.

 

Ero l’unico che l’avrebbe accettata in tutto e per tutto; l’unico che la conosceva a fondo, che l’aveva vista nei suoi momenti migliori e quelli peggiori.

 

I sentimenti romantici e la tensione sessuale che avevo cercato di reprimere per tutti questi anni avevano sfondato la diga dell’autocontrollo con un suo singolo gesto, distruggendo completamente la relazione che avevamo instaurato da anni.

 

Una realizzazione.

 

Sophia… Anche tu…?”

 

Mia sorella maggiore sorrise, gli occhi socchiusi, mentre con le dita affusolate guidava il mio membro non protetto dentro di lei, centimetro dopo centimetro.

 

Cazzo, sei così stretta.

 

Sentii il fiato mancare, nello sforzo di non trapanarla da parte a parte con un singolo scatto di fianchi.

 

Alan… Non ti ho mai visto come un fratello,” sospirò Sophia tra un gemito e un altro.

 

Ma io… ah, ero tua sorella… Così, ah, Dio mio,” cominciai a spingere dentro di lei, affondando sempre di più con ogni movimento. “Alan… Ti ho sempre voluto. Ogni volta che mi masturbavo, ah, immaginavo che fossi tu.”

 

Sussultai, sentendo la mia erezione diventare ancora più dura.

La afferrai per i fianchi, scambiando uno sguardo di intesa con lei.

 

Siamo ancora in tempo, volevo dirle. Per mantenere il nostro rapporto fraterno.

 

In risposta, Sophia avvinghiò nuovamente le gambe intorno a me, il cazzo completamente penetrato dentro di lei.

 

Prendimi.”

 

Era sia un ordine che una supplica.

 

E io non avevo mai potuto negare mia sorella maggiore.

 

Il suono del mio cazzo, della carne contro carne, e le lenzuola che si spostavano sotto la nostra unione; le molle del materasso che cigolavano con il nostro sesso, sempre più rapido…

 

Di questo passo, le sarei venuto dentro, quindi a mio malgrado uscii da lei, ignorando il lamento fottutamente sexy di Sophia che era andato dritto alla mia erezione.

 

Sophia distolse lo sguardo. “...Cassetto a destra. Li tenevo – giusto in caso,” in caso di cosa, avrei voluto chiedere, ma sapevo la risposta. Deglutii, rovistando nel cassetto con una mano mentre con l’altra massaggiavo il seno di lei.

 

Mi misi il preservativo, riflettendo sovrappensiero che sembravano essere proprio della mia misura.

 

Il pensiero mi ricondusse al dildo realistico, ancora supino sul bordo del letto.

 

Rientrai dentro di lei, cercando a tastoni il vibratore che aveva lei in mano poco prima.

 

Posso,” dissi in un sussurro che era più una conferma che una domanda, e al suo annuire appoggiai il vibratore sul suo clitoride.

 

Cominciai a pistonare dentro di lei, la vibrazione del sex toy alternata al movimento aggressivo dei miei fianchi, mentre con l’altra mano le ficcavo le dita in gola.

 

Ah,voglio riempirla…

 

La guidai fino all’orgasmo con il vibratore, e allo stringere delle sue pareti, venni dentro il preservativo.

 

Entrambi sfiatati, le crollai a lato.

 

“Grazie, Alan”, sentii in un sussurro prima che ci addormentassimo l’uno accanto all’altro.

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