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Racconto erotico | Il mio migliore amico

26 novembre 2025 0 commenti

Inalo l’aria fredda di novembre.

 

“Sì, è tutto okay qui. Sì, sì. Sono appena arrivata.”

 

“Mi raccomando, Serena, fai attenzione. Per qualsiasi cosa, ricordati di chiamare.”

 

Sospiro, chiudendo la chiamata con mia madre – da oggi in poi, Milano sarebbe stata la città in cui avrei speso gli anni a venire. Mi ero trasferita per lavoro, ma proveniendo da una zona molto rurale dove le possibilità di carriera e networking erano poche, avevo sempre sognato di sperimentare appieno la vita di città. E questa trasferta era l’occasione perfetta.

 

Ovviamente, la mia famiglia era preoccupata. Sarebbe stata la prima volta che vivevo da sola, e – come se non bastasse – non c’era nessuna persona che conoscessi; avrei dovuto cominciare da zero.

 

Controllo il telefono. Il mio appartamento ancora non è pronto… Dovrebbe essere libero entro domani.

 

Pazienza, avrei dormito in un hotel. Tanto mi coprivano anche quella spesa. Si era fatta sera, quindi mi incammino direttamente verso l’hotel, lo sguardo alto, e forse è per questo che mi accorgo subito di una persona che mai nella vita avrei pensato di vedere qui, ora, e senza alcun preavviso, tra l’altro.

 

“Edoardo!”

 

“Hey.”

 

Appoggiato a un palo vicino all’hotel, come se fosse la cosa più normale del mondo, mi saluta con un gesto della mano.

 

Corro da lui. “Cosa ci fai qui?”

 

Mi prende i bagagli con naturalezza, lasciandomi le mani congelate libere di scaldarsi nelle tasche del cappotto.

 

“Sono venuto a trovarti. Non sei felice?”

 

Ridendo e scherzando, faccio il check-in nella mia stanza; lo aggiorno sul tragitto, sulle ansie di quello che mi avrebbe aspettato, e lui mi aggiorna su quanto la sua famiglia sia preoccupata per me.

 

Faccio una smorfia, divertita. “So che siamo migliori amici, ma la loro preoccupazione mi sembra un po’ eccessiva… No? Mica sei venuto solo per controllare che arrivassi sana e salva.”

 

Lo dico per scherzo, ma mi accoglie il silenzio.

 

“...Serio?”

 

Wow, quanta fiducia nelle mie capacità.

 

No, no, aspetta. In realtà, ecco…” È seduto sul bordo del mio letto, e vedo i suoi occhi divagare, come se non sappiano dove posarsi. Alzo un sopracciglio, in attesa.

 

...Serena, l’ho realizzato quando hai preso il treno. Pensavo che il mio attaccamento a te fosse dovuto alla nostra amicizia e il fatto che ci conosciamo da quando siamo piccoli, ma…” Deglutisce, improvvisamente a disagio.

 

Attendo le parole che ho sempre voluto sentire, inconsciamente.

 

Penso di amarti.”

Edoardo, io--”

 

Non c’è bisogno di rispondermi subito,” mi interrompe, quasi a non voler sentire la risposta. “So che per te ora è un momento difficile. Ma ti stavi allontanando sempre più, e non potevo aspettare che qualcun altro--”

 

Lo interrompo con un bacio, a stampo.

 

Anch’io.” Sorrido tra le lacrime che, traditrici, avevano già cominciato a scorrere lungo le mie guance. “Penso di averti sempre amato. Avevo solo paura di perdere quello che avevamo. Non saprei come avrei reagito se il nostro rapporto fosse cambiato o, peggio, sparito.”

 

Gli prendo le mani, ammirando il suo volto sconvolto, e poi, sollevato. “Avresti dovuto dirlo prima,” mi dice, prima di avvicinarmi per i fianchi e facendomi sedere malamente sul suo grembo.

 

Idiota, lo dici a me? Anche tu potevi dire qualcosa.”

 

Hmm”, esala, il tono scherzoso. “Va bene, dai. Cosa posso fare per scusarmi?”

 

Lo sai benissimo,” sorrido – prima di avvinghiare le gambe intorno al suo torso, portando le mie labbra alle sue. Un bacio, poi un altro. Un altro ancora.

 

I baci a stampo, anni di sentimenti non comunicati, si trasformano in baci aperti, il calore di entrambi i nostri aliti che si uniscono in un unico sospiro. Le nostre lingue si avvolgono l’una intorno all’altra, solleticano il palato dell’altro, il retro dei denti, assaporando appieno il sapore delle nostre bocche.

 

Le sue mani, lente, cominciano a vagare. Le mani intorno ai miei fianchi risalgono, lentamente, con delicatezza. All’altezza delle mie scapole, si spostano sul torso – accoppando il mio seno.

 

Hahh,” esalo, in sorpresa e piacere.

 

Tutto ok?” Esitante, si ferma. Scuoto la testa, in mezzo ai baci. “Continua”, gli confermo.

 

Le sue mani massaggiano le morbide curve delle mie tette con dedizione, memorizzandone il peso e la forma. Lentamente, ci svestiamo, i movimenti goffi nel tentativo di non separarci per più di qualche secondo – è come se i nostri corpi fossero magneti opposti, incapaci di resistere alla forte attrazione che ci rende impossibile avere alcuna distanza tra di noi.

 

I vestiti a terra, le lenzuola spiegazzate sotto di noi, i miei capelli spalmati sul cuscino – e lui sopra di me, a torreggiare con il corpo nudo e imperlato di sudore.

 

Sei bellissima,” sospira, e la sua bocca è di nuovo su di me.

Comincia a massaggiarmi le cosce, per poi inserire delicatamente un dito nella mia vagina, bagnata, pronta ad accoglierlo.

 

Dentro, Edoardo, ti prego”, supplico. Non abbiamo neanche fatto i preliminari, ma abbiamo già aspettato troppo. Voglio assolutamente succhiargli quel cazzo eretto che, delizioso, si staglia chiaramente sul suo addome, la testa di un colore rossastro e le vene prominenti che attendono di essere risucchiati dentro di me.

 

Aspetta”, sussurra, e tira fuori dei preservativi.

 

Sicura…?”

 

Sì, Edoardo, cazzo, sbrigati e vieni qui.” Spalanco le gambe, aprendo sensualmente le labbra della mia vagina, come ad offrirmi. Alzo leggermente il bacino, ruotandolo in modo invitante.

 

Lo sento grugnire, e dopo qualche secondo eterno, lo sento entrare. La cappella del suo pene mi apre più di quanto pensassi, e trattengo il respiro mentre sento l’intrusione farsi strada dentro di me.

 

Mi mordo il labbro inferiore, muovendomi lentamente per accoglierlo centimetro dopo centimetro sempre più profondamente dentro di me.

 

Cazzo, Serena, sei così stretta… Da quanto…” Si interrompe. Non voleva sapere la risposta.

 

Da più di quanto pensi, quindi vai piano.”

 

E quando mi masturbavo, pensavo a te, non dico.

 

Sarà per la soddisfazione per un’altra volta; se glielo dico ora, penso mi potrebbe sfondare da parte a parte per l’eccitazione.

 

Finalmente, il suo corpo si abbassa sul mio, a sostenere il suo peso soltanto il gomito destro, a lato della mia testa. Con la mano sinistra, porta la mia coscia destra a stretto contatto con il suo fianco, portandomi ancora più vicina a lui; dentro, più dentro, voglio che diventiamo una cosa unica.

 

La sua lingua è ovunque, e tra ogni bacio, sempre più erratico, il mio nome lascia le sue labbra.

 

Sento l’orgasmo avvicinarsi, e i miei “sì, sì, ah, Edoardo, ancora, sì”, si trasformano in frasi e parole sconnesse. Lo sento ingrandirsi dentro di me, e viene poco dopo, cavalcando l’orgasmo fino alla fine.

 

Ancora rintronata dall’aver quasi raggiunto l’apice, lo sento alzarsi un poco, per poi posizionarsi immediatamente tra le mie gambe.

 

È il tuo turno,” dice, prima di mettersi subito a lavoro.

 

Alternando grandi leccate a colpetti più mirati della sua lingua, recupera il mio orgasmo, che mi travolge non appena sfiora con il dito il mio ano. Mi inarco contro di lui, e lui ficca la sua lingua dentro di me, tastando e percorrendo le mie pareti interne con fervore.

 

Raggiungo l’apice, rilasciando un orgasmo che tende momentaneamente tutti i miei muscoli, per poi rilassarmi finalmente sulle coperte.

 

Chiudo gli occhi, estasiata.

 

Tutto ok?”, ripete, ma ora posso sentire il suo sorriso burlone.

 

Annuisco. Accendo delle candele. È un po’ tardi, ma voglio che le nostre altre volte siano più romantiche…

 

E mi chino, prendendo il mio fidato dildo realistico che avrebbe dovuto tenermi compagnia in queste giornate che si prospettavano tanto solitarie, e il mio vibratore, girandomi verso di lui con le due cose in mano.

 

Vedo i suoi occhi oscurarsi.

 

Non ti lascerò dormire stanotte, sappilo.”

 

Sono le ultime parole che sento prima che diventiamo nuovamente un avvinghio di corpi, una cacofonia di gemiti, ti amo, ti amo, ti amo.

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